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Con la sentenza della Consulta sul caso Cappato, processato per istigazione al suicidio dopo che ha accompagnato Fabiano Antoniani in Svizzera per sottoporsi alla procedura di suicidio assistito, si è acceso in Italia un falso dibattito sull’eutanasia e sul diritto alla morte.
Non so se per un equivoco, per ignoranza o semplicemente per malafede.
In pratica, la stampa e i vari esperti, compresi i nostri politici tuttologi, fanno affermazioni in reazione ad un presunto diritto a suicidarsi che sarebbe stato sancito dalla Consulta. Non è all’ordine del giorno né questo “diritto al suicidio” né l’eutanasia.
Si confonde l’assistenza al suicidio, che è legale in Svizzera dove, in determinate condizioni e per patologie dichiarate dai sanitari gravi e irreversibili, la legge prevede che i medici possano – su richiesta del paziente – aiutarlo ad attivare il meccanismo che porta alla morte. Si tratta di una forma di eutanasia dove il farmaco terminale viene praticamente auto-somministrato con l’aiuto dei sanitari, a differenza dell’eutanasia vera e propria, dove è il sanitario a fare tutto. S parla addirittura di eutanasia passiva, facendo una forzatura concettuale perché nella sua definizione greca la parola eutanasia (“morte dolce”), non è intesa come passiva, ma come provocata dall’azione del curante, quindi non è la sospensione della terapia di supporto.
Sarebbe opportuno fare chiarezza e non confondere l’opinione, anche perché si tratta di temi molto delicati. La decisione di non intraprendere trattamenti di supporto vitale o di sospenderli nel malato al termine della propria vita è una decisione non facile neanche per un sanitario che si trova frequentemente in condizione di doverla prendere. Ne so qualcosa per il mio lavoro quotidiano.
Piuttosto, aspettiamo da quasi due anni che vengano approvati i decreti applicativi della legge sulla DAT, la Dichiarazione Anticipata di Trattamento (conosciuta come “Testamento biologico”). Per questo conto sul nuovo ministro della Sanità, Roberto Speranza.
Vicky Tshimanga – Medico Pneumologo intensivista – Referente Unità di Terapia Semintensiva Respiratoria ASST